venerdì 12 marzo 2010

Zagrelbesky rock star

Gustavo Zagrelbesky, uno dei giuristi più importanti del XX secolo,ex presidente della Corte Costituzionale, è stato accolto da un applauso degno di una rock star. Un omino calvo, dall’andatura misurata, vestito così così. È salito sul palco e si è seduto fra il procuratore Ingroia e Marco Travaglio. Tre italiani di cui andare fieri, insieme sul palcoscenico del Teatro Nuovo, e io pensavo: allora sono veri, esistono, è fantastico.

Le persone migliori, perché tali considero i suddetti, ti stupiscono sempre per la disinvoltura con cui indossano se stesse. Non c’è una nota fuori posto, ma neanche senti squilli repentini. Zagrelbesky, io pensavo che fosse solo un nome da pronunciare per rimediare un 30 e lode o fare un figurone fra gli intellettualoidi. Invece è un uomo di una sapienza e di una saggezza rare, che da quel palcoscenico ha lanciato un invito alla Resistenza.

“Resistenza”, ha usato questa parola. Perché non era preoccupato per lo stato di salute della democrazia nel nostro paese, no. Zagrelbesky era angosciato. Cavolo, io già lo ero di mio. Ora che un luminare anzianotto mi ha guardato con tutta quella apprensione, l’ansia è salita alle stelle. Allora non era un’impressione, siamo a rischio fascismo.

E io stasera come faccio ad andare all’Alcol a farmi un Aperol Spritz fra i ggiovani e poi da Giancarlo a fare quattro salti fra i superggiovani e poi come faccio a sentirmi un ganzo se rincaso alle cinque del mattino circondato di superggggggiovanissimi (più le ore rimpiccioliscono, più ringiovanisci, si sa)?

Come faccio a non gridare SVEGLIATEVI, PIRLA!! CI STANNO RUBANDO IL FUTURO! QUI SI FA LA STORIA E NOI AL MASSIMO VIVIAMO UNA SPRITZ LIFE!!

Che sarebbe anche molto presuntuoso da parte mia. Però. Però mi chiedo.

Se un giorno avrò dei nipoti (bellissimi, biondissimi e morti di fame) e loro mi chiederanno: “Nonno,ma tu dov’eri quando l’Italia sprofondava nel regime berlusconiano, l’istruzione pubblica crollava, il principio di uguaglianza crepava, la corruzione raggiungeva l’apice, i lavoratori stavano sui tetti, gli studenti per strada, se no gli franava la scuola in capo, i migranti venivano respinti a morire in Libia e tutte queste nefandezze che abbiamo letto in un libro proibitissimo che ci ha dato quel nostro amico che hanno arrestato e non si è mai più visto… Insomma, nonno, tu dov’eri, che facevi?”

E io dirò: “Da Giancarlo, con Gustavo Zagrelbesky. Quella sera fu accolto come una rockstar. Spensero la musica per ascoltare le sue parole e tutti restammo in silenzio. Che atmosfera! Più le parole di quel saggio diventavano nostre, più tornavamo padroni di noi stessi. Basta con  gli inganni, basta con l'ignoranza complice. Ci guardavamo con un coraggio nuovo. L’intervallo era finito. Non eravamo più bambini. Resistenza.”

Ai nipotini i nonni raccontano favole, si sa.

17 commenti:

  1. Resistenza. Non ci avevo mai pensato. Non saremo partigiani né cavalieri jedy…ma anche quella che dovremmo perpetrare ora, è vero, è verissimo, ha da essere Resistenza. Alla Stupidità imperante. Al Grande Fratellismo, agli Isolani Famosi, all’accozzaglia di idiozie che passa per tele e che ci fanno ingurgitare (no, vi prego, Pupo&il Principe che fanno karaoke in prima serata NO!), ai modelli a cui ci fanno ispirare (ODIO Paris Hilton, ad esempio, quella gran baldracca inutile, posso dirlo pubblicamente?), a coloro che dovrebbero essere in galera o come minimo azzittiti a suon di schiaffi e ai quali invece permettono parlare, pagandoli pure profumatamente per farlo (ODIO anche Lapo, Morgan e Corona, per citare alcune nazionali nullità, patetiche caricature di esseri umani, osannati come divi anziché inscatolati in una cassa gettata in mare aperto in pasto ai pesci), a tutti coloro che ci vogliono ignoranti, integrati, classificati, incolonnati e debosciati per poterci burattinare meglio.
    Ma tu Pablo, come Resiterai?
    Io non penso minerò ponti ma neanche farò saltare a suon di laser la sede della Rai (peccato, in effetti…). Credo che la mia Resistenza sarà più sottile, sarà una Resistenza di nicchia. Voglio leggere e informarmi il più possibile per Sapere e Conoscere e non farmi cogliere in fallo da chi i libri li ha bruciati in piazza 60 anni fa e da chi li brucia ora, censurando nell’ombra (ma neanche poi tanto) chi ancora sa mettere i puntini sulle i. Voglio continuare orgogliosa&impavida a non avere il decoder, a vestire come mi va, ad avere un cellulare vecchissimo che serve solo a telefonare, ad amare i film di nicchia, ad odiare i locali di tendenza, ad andare d’accordo con una rarissima minoranza. Insegnerò a mio figlio cosa sia il pensare con la propria testa, cosa voglia dire avere il coraggio delle proprie opinioni, in cosa consista avere il proprio stile. Insegnerò a mia figlia che il massimo della vita non sia diventare velinaletterinazoccolina e sposare un calciatore che a stento sa firmare con una X. E poi spero che a 18 anni lui non scappi di casa con una militante del PdL e lei con il nascituro Falco (ma perché, perché…) Briatore costringendomi a diventare la consuocera della Gregoraci (la metto nella categoria “Hilton” di cui sopra).
    Patetico, neh? Forse in effetti la soluzione migliore è comparsi davvero una spada laser…

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  2. Resisto cercando di informare le persone che mi circondano e che hanno rinunciato a interessarsi della cosa pubblica, perché pensano che non li riguardi. I più ignorano o preferiscono non sapere. In effetti preferirei non pensarci anche io, se non fosse che mi sento preso in causa perché preso per il culo. Deve essere un problema di orgoglio. Ne ha rovinati più lui che il petrolio: Vasco Rossi ha ragione. Resisto da sempre cercando di non uniformarmi troppo (anche se poi tutti rientriamo in una categoria o l’altra). So di parlare da moralista, ma credo che sia necessario avere il coraggio di passare per “matusa”, ormai. Resisto a televisione spenta, come te. Non è neanche più una questione di snobismo, è che proprio mi annoio a morte. E poi la Tv è il passato, un accessorio da pensionati, è un sintomo di stanchezza, di resa. Meglio internet.
    Resisto a libri aperti. Libri. Hanno ancora qualcosa da dire e questo succede perché la scrittura costringe a rallentare, focalizzare, cercare un senso. La scrittura è meditazione, per certi versi . Così, condivido questi intervalli di riflessione, in cui si ricostruisce il senso di ciò che facciamo e siamo, con le persone che quei libri li hanno scritti, alcuni dei quali sono autentici giganti. L’unico modo per conoscerli è attraverso i libri. Per questo guardo con pena e diffidenza chi non legge. Può essere la persona più buona del mondo, ma proprio non riesco a prenderla sul serio. Mi pare che vivano mezza vita, che non si siano mai confrontati con i migliori sulla piazza, che per me, spesso, sono gli scrittori.
    E poi resisto cercando di divertirmi, perché se non sai che rottura! Anche con la fantascienza, anche con i serial tv (mai in tv, però), con il cinema, con l’intrattenimento in generale. Per esempio ho appena preso il cofanetto della serie 5 di Lost.
    Ma ti dico una cosa: se ci avò dei figli e mi diventerebbero tronisti e veline, io prima mi sparo a me e poi ci sparo a loro.

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  3. Resisto anche condividendo certi link. Se hai voglia ogni tanto dai un'occhiata al blog di Piero Ricca, penso che possa piacerti, se già non lo conosci: www.pieroricca.org.

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  4. Non lo conoscevo e ti ringrazio per avermelo segnalato, lo frequenterò senz'altro.
    Vorrei anche fare un poscritto a quanto scritto prima, sulla scia del tuo "resisto divertendomi"...può essere Resistenza camminare in montagna allontanandosi passo dopo passo sempre di più dagli ultimi avamposti di "civiltà"? Se sì, allora io Resisto anche così perchè, diciamocelo, riesco a respirare a pieni polmoni solo quando sono lassù. E cammino liberando la mente. E ieri -fantastico - dal tetto di una baita gocciolava la neve sciogliendosi al sole di una giornata perfetta e sembrava l'Inverno di Vivaldi...ma ci può essere suono più limpido?
    Sul fronte "fantascienza\fantasy" e "Lost1-6", sempre presente! Io & la Metà - ed eccoci uniformati! - ne siamo totalmente e irrimediabilmente succubi.
    Ora scusami, devo andare a comprare la spada laser perchè il caso di Darth Vader che respira come lui ce l'ho già.

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  5. Può essere resistenza eccome! Il trekking e la fantascienza hanno qualcosa in comune: sono "fantastici". Purtroppo ultimamente ne sto facendo poco- trekking, non fantascienza, ma sono d'accordo con te. Una giornata di cammino ti riallinea. Come specie ci siamo evoluti camminando in ambienti dominati dalla natura. La metropoli è un fatto recente, ci appartiene fino a un certo punto. Secondo me è per questo che in montagna ci si sente così umani. Il casco di Darth Vader... grandioso!

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  6. Franco Cordero ...

    "...Niente d'irreversibile perchè la storia gira e l'animale umano ha tante risorse, ma i sopravvisuti risaliranno da punti bassi, dopo anni d'anestesia morale. L'uomo d'Arcore ha aperto l'epoca definibile "cesarismo d'affari e affabile stregoneria mediatica". Sorride ricchissimo: tra poco sarà sua anche l'aria che respiriamo; schiera quanti finti uomini vuole; dispone d'incantesimi ignoti ai vecchi maghi. Qualcosa però cambierebbe se fosse combattutto a colpi d'idee e moralità. Era illusione stupida che svanisse da solo o cadesse nella rete d'empi patti, e chi l'ha coltivata doveva perdere..."

    Henry David Thoreau ....

    "...Andai nei boschi perché volevo vivere in profondità e succhiare tutto il midollo della
    vita... per non scoprire in punto di morte di non aver mai vissuto ..."

    PS: E' stato davvero bello "leggervi":) ... e sono sicura che i nipoti di Pablo (spero soltanto bellissimi e biondissimi e NON morti di fame;)) saranno orgogliosi del loro nonno così come lo saranno il figlio e la figlia di Ki:) ... d'altronde come potrebbero non esserlo con una mammina MITICA ke impugna una spada laser;-)!

    PS1:ammazzare la noia ke ti ammazza, delle volte è quasi peggio di una mission impossible;-)!!!

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  7. ah, si è poi saputo?? sono gemelli?

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  8. Ciao, eccomi nel tuo blog. Bello, bella aria. Bello il tuo post, ben scritto, acuto, ironico, intelligente, appassionato. Condivido quel che dici. E aggiungo: ok, dunque, DA ADESSO, progetta per fare in modo che i tuoi nipotini abbiano ben chiaro dov'eri, che facevi. Decidi tu cosa (non c'è LA VIA), ma lavoraci. Io penso questo: il giorno in cui prendiamo la nostra vita, ce ne assumiamo la responsabilità, smettiamo di frignare e lavoriamo per una NOSTRA vita diversa, come singoli, ecco, quel giorno il mondo sta cambiando. E se non lo fa gente che dice questo, che si esprime come te, che è evoluto in questo grado, non si può pretendere che lo facciano gli altri. Io, qui, ora, Adesso Basta. Chi se non io? Quando se non ora? Dove se non qui? ciao! Simone Perotti

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  9. Grazie Simone, non so dirti che piacere avere un tuo commento.Ti ringrazio anche dell'incoraggiamento. E' proprio così, è ora di assumersi la responsabilità delle proprie scelte e viverle. Ci sto lavorando, anche grazie all'entusiasmo che ho ricavato dal tuo libro.
    E adesso ragazzi, un consiglio: andate di corsa a visitare il blog di Simone: www.simoneperotti.com (che come vedete è fra i miei link consigliati). Il suo libro "Adesso Basta" è invece più che consigliato. Io lo considero fondamentale.

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  10. @Pollion. Grazie, bello leggere anche il tuo intervento. Non conoscevo le parole di Franco Cordero. Più familiari quelle di Thoureau, anche per via del film, ammettiamolo.
    Qui puoi scrivere quando vuoi. A proposito, com'è quella storia della noia? :-)

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  11. Grazie :) … Pablo!
    La storia della noia è ‘na brutta storia :( … è tpo lunga xò (ed ancora in corso;)) x cui rischierei di annoiarti/vi;)!!!
    Forse dovrei leggere anche io il libro “adesso basta” … sono molto in mood “aspettando il presente …” … pekato xò ke il presente non aspetti me;) … e passi cmq!!! A volte a pensare troppo si finisce x non agire + …

    PS: xò come scrivi tu “resisto cercando di divertirmi” ;) e guai a ki mi tocca il cinema;-))))!!!!

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  12. Come ho gia' ritenuto mio dovere riportare sul blog di Claudio Stassi, il "Buongiorno" di Gramellini di oggi - illuminante come sempre -riguarda anche la Resistenza, secondo il putno di vista di Montanelli:

    [...] Montanelli sosteneva che durante il ventennio l’unica resistenza al fascismo la fecero gli impiegati pubblici, contro l’abolizione della pausa cappuccino. Chinavano il capo, allargavano le braccia. E continuavano ad andare al bar. Fu pensando a loro che Mussolini ammise: «Governare gli italiani non è difficile, è inutile». Una grave iattura, certo, ma talvolta consente di evitarne di peggiori.

    http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41

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  13. Claudio è un ragazzo in gamba, un artista, una persona libera. Ho avuto il piacere di conoscerlo di persona, di collaborare a una piccola cosa con lui, di averlo per cicerone in una splendida giornata a Palermo qualche anno fa.
    E' così libero che adesso vive in Spagna.

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  14. Pablo credi che l'essere (così) liberi possa bastare x sentirsi assolutamente felici (parolone;)),sereni,...?
    Io da un punto di vista puramente "pratico" mi considero libera, ma poi è come se non riuscissi ad andare oltre la mia stessa "libertà" xkè per farlo dovrei ripartire from scratch ... un'altra paola insomma ...fin dal primo vagito xò;) ... impossibile!
    E comunque alcune volte mi viene da pensare che se esistesse un ipotetico indice dell'essere libero ... una volta raggiunto il fondoscala forse ci si sentirebbe tremendamente "soli" ... anke se a qualcuno può piacere!
    Quindi ricapitolando;), se non si è felici al 100% è perchè non si è liberi al 100%;)?
    PS: forse la vera fortuna è ke tra bianco e nero ci siano anche un bel po' di livelli di grigio;)!!!

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  15. Ah, ma della libertà si potrebbe parlare all’infinito o per lo meno in un post a parte con 2349 commenti attacciati! Sono fondamentalmente d’accordo con la pollion, comunque, soprattutto sulla sua bellissima “scala di grigi”. Posso permettermi di specificare un pensiero a riguardo?
    Non credo che libertà equivalga necessariamente e solamente a “cambiare aria”, quando questo venga inteso come “fuga” con relativa negazione totale e denigratoria del passato, temporale e spaziale.
    Libertà (PER ME, sottolineo, non voglio convincere nessuno, vorrei solo esprimere un’opinione) è avere la forza, pazzesca, a volte, di cambiare le cose quando si soffoca. Quindi ben venga cambiare Paese, quando il proprio non dà prospettive, cambiare compagno/a, quando le strade ormai divergono, cambiare lavoro, quando si preferisce mangiare pane e cipolle piuttosto che pane e merda, ma soprattutto cambiare TESTA, quando si sta male con se stessi, agire, reagire, resistere...appunto. Questa – parlo per me, di nuovo – è la cosa più difficile da fare, presi come siamo da mille paure, concrete o (peggio, talvolta) puramente mentali. E credo onestamente che cambiare aria - come sopra -portandosi dietro la propria testa cervelloticamente tormentata, non sia sufficiente a farci stare meglio altrove. Non penso cioè che sia un luogo esterno la fonte della felicità – per quanto ovviamente trovare un porto tranquillo e sicuro, sia esso uno spazio fisico o meglio ancora una persona, aiuti parecchio - ma un luogo interiore. E altrettanto dicasi della libertà.
    Tu come la pensi? Non credi che la vera "ribellione" sia la resistenza di cui parli nel post?

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  16. Un argomento complesso, che merita piu' tempo di quello di cui attualmente dispongo. Diro' la mia, ora non posso. Pero' che bello essere qui a Red Hill, cinquanta km da Londra e trovare i vostri commenti. Vi saluto con gratitudine, voi e tutte le persone che leggono GoodJab e magari non intervengono (almeno una so che c'e') Intanto respirero' un po' di liberta' londinese. Chissa' che non ispiri una risposta sensata... PS. Stupide tastiere inglesi senza vocali accentate!

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  17. La libertà dicevamo. Care Pollion e Ky mi sembra che Libertà e Serenità siano da tenere separate. Un uomo può essere privato della libertà e trovare la forza della serenità dentro di sé. Gli esempi non mancano, mi limito a citare Nelson Mandela. Un altro può avere la massima libertà ed essere schiavo dei propri fantasmi interiori, sentirsi in trappola. Chiunque abbia mai sofferto di depressione sa che questo è vero.
    Quindi si può essere sereni senza libertà e liberi senza serenità. Si può anche essere liberi e sereni, però, fortunatamente.
    Pollion dice che il 100% di libertà comporterebbe inevitabilmente l’isolamento, la solitudine. C’è del vero, da quel che ne capisco. Prendiamo Simone Perotti, l’autore di Adesso Basta. Quando ha deciso di cambiare completamente stile di vita, abbandonando la sua remunerativa professione per dedicarsi a una esistenza più parca ma sicuramente più libera, è arrivata la solitudine. Ogni mattina incontriamo i nostri colleghi. Non saranno il massimo della vita, ma è una compagnia che cadenza le nostre giornate. Siamo schiavi del lavoro, ma solo se non ci piace, chiaro, ma ne otteniamo in cambio integrazione sociale, un corredo di conoscenze più o meno superficiali, interazioni umane. Tolta questa schiavitù, guadagnamo libertà ma perdiamo socialità.
    Forse è vero: più ci liberiamo, più ci isoliamo. Mi chiedo se sia un male, però. Ognuno ha il suo percorso di ricerca, ma con la solitudine penso che sia meglio fare i conti, è una condizione che può anche arricchire molto, se presa per il verso giusto. Altrimenti rischia di annichilirti.
    Credo anche io che la vera libertà sia quella interiore o che comunque parta tutto da lì. Libertà da condizionamenti piscologici, sociali, dalle aspettative degli altri, dai nostri stessi paraocchi. Non va cercata solo fuori da sé, ma non mi sento di escludere che questo aiuti.
    Qualcuno la cerca all’estero. Perché no? A patto che prima si siano esorcizzati i tormenti interiori di cui parla Ky, non mi sento di escludere che sia una soluzione valida. Sono d’accordo con lei, quando dice, che la libertà ha a che fare con la capacità di uscire da una situazione che ci soffoca. A volte è terribilmente difficile, perché ci costringe a rimettere in discussione tutto ciò su cui avevamo costruito le nostre certezze. Se ci riusciamo, però, ah, che sensazione di libertà! In quei momenti sentiamo davvero che sapore ha, la libertà, la vediamo davvero e riusciamo a toccarla. E ci diciamo: ce l’ho fatta, sono libero!
    Forse, allora la libertà, più che alla serenità è legata al coraggio. Il coraggio di cambiare, di ricominciare, di difendere le proprie convinzioni. Libertà e coraggio. Diciamo che li vedo bene, come coppia.
    PS Poi ci sarebbe da discutere sulle due facce della libertà: libertà da qualcosa e libertà di fare qualcosa. Ma, su serio, qui rimanderei proprio al libro di Perotti, che ne discetta abilmente e con saggezza.

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